La storia dell’Abbazia
L’ Abbazia di Viboldone per la bellezza della sua architettura e dei suoi affreschi trecenteschi è uno dei più importanti complessi medievali della Lombardia; fu fondata nel 1176 e completata nel 1348 dagli Umiliati, un ordine formato da monaci, monache e laici che, attorno all’attuale Chiesa, conducevano vita di preghiera e di lavoro.
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La storia degli Umiliati
La vicenda degli Umiliati si estende per quattro secoli: parte dagli anni settanta del XII secolo per terminare nel febbraio del 1571 quando Pio V soppresse il ramo maschile.
Inizia spontaneamente al centro della Lombardia secondo modalità differenziate: senza che si riesca a individuarne uno o più fondatori, senza che si possa identificare un luogo che prevalga sugli altri. Così troviamo le prime comunità umiliate in Milano, Lodi, Pavia, Como, ma anche in Verona, Piacenza, Bergamo, Brescia, Monza, Cremona.
Gli Umiliati a Viboldone
Un documento del 4 febbraio 1176 contiene la prova inoppugnabile che la “congregatio fratrum”, insediatasi verosimilmente a Viboldone ancor prima che si desse avvio in quell’anno alla chiesa, era emanazione del movimento di cui presto sarebbe divenuta una delle principali e più significative espressioni.
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Architettura rurale nel territorio di Viboldone
L’interesse dimostrato già intorno alla metà dell’Ottocento per un’architettura ‘minore’, popolare, è particolarmente significativo in un momento come il nostro, che vede gli insediamenti rurali sempre più minacciati dall’abbandono, dall’incuria o da un utilizzo improprio, dall’urbanizzazione che si continua ad espandere a macchia d’olio, da uno sviluppo dell’industria agricola e zootecnica che ha ormai esigenze completamente diverse
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il 4.2.1176 il nobile Guido da Porta Orientale garantisce al prevosto di S.Giuliano il pagamento volontario di decime per conto della “congregazione dei fratelli della chiesa di S.Pietro che deve essere edificata a Viboldone”: si tratta del primo documento noto sugli Umiliati, nel quale il capo della pieve di S.Giuliano accetta la costruzione di una nuova chiesa nel suo territorio, convinto dalla religiosità della comunità che già da tempo abitava a Viboldone; secondo altre fonti la chiesa era già finita nello stesso anno, anche se probabilmente limitata a due campate.